Belle
Canvas wall art
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Amo le fiabe , amo il mondo Disney in tutte le sue sfaccettature. Ma spesso le fiabe sono diverse da Mr. Disney ce le ha raccontate... Vi lascio il testo originale ma vi confesso che mentre sogno un outfit come quello che ho pubblicato qui sopra, io mi guardo il dvd! :)
La bella e la bestia
di Charles Perrault
In un tempo lontanissimo c'era una volta una
città abitata quasi esclusivamente da mercanti. Quando dai porti vicini
e lontani giungevano le navi cariche di merci era una festa per tutti.
Uomini, donne, bambini si vestivano con gli abiti più belli, si
ornavano con gioielli e ghirlande di fiori e si radunavano in piazza.
Nel centro della città, una grande casa si distingueva dalle
altre; qui viveva un ricco mercante con la sua unica figlia Bella, una
fanciulla semplice e buona. Sul suo bellissimo viso splendevano due
occhi chiari e dolci, sull'ampia fronte cadevano riccioli bruni, il suo
corpicino era snello e flessuoso. Fu perciò soprannominata da piccola
«la bella bambina». E Bella fu il suo nome anche quando divenne più
grande.
Bella amava tener compagnia al vecchio padre; per lui suonava il
cembalo, leggeva le storie dei tempi passati. La sua bontà e la sua
bellezza affascinavano tutti e molti sarebbero stati felici di poterla
avere in sposa. Ma Bella rifiutava dolcemente:
- Vi ringrazio, sono troppo giovane e mio padre ha ancora bisogno di me.
Il padre era felice; la grande tenerezza che Bella gli dimostrava
gli riscaldava il cuore e gli procurava tanta serenità. Né l'affetto
della fanciulla mutò quando il mercante cadde in disgrazia. L'uomo
aveva impiegato quasi tutti i suoi beni per acquistare una grande
quantità di merci provenienti dal lontano oriente. Aspettava con ansia
l'arrivo delle navi che dovevano consegnare la mercanzia comprata. Ma i
giorni si susseguivano e l'attesa sembrava vana. Il mercante taceva la
sua pena per non rattristare la figliuola. Quando fu certo che la
sventura si era abbattuta sulla sua famiglia, pianse disperatamente:
- Figlia mia, siamo diventati poveri: tutte le nostre ricchezze sono andate perdute. Dobbiamo lasciare la città.
Bella, preoccupata per il dolore del padre, rispose senza esitazione:
- Non ti dar pena, babbo, andremo a vivere in campagna, lavoreremo e vivremo bene anche altrove.
Dopo alcuni giorni danno l'addio alla città e si recano in un
piccolo villaggio. La casetta che li aspetta è piccola, bianca,
circondata da tanto verde. Al pian terreno c'è una spaziosa cucina
riscaldata da un camino, un tavolo, una madia, qualche seggiola. In un
angolo una scaletta di legno un po' malandata porta alle camere da
letto, anch'esse in cattivo stato: finestrelle piccole, soffitto basso.
I guanciali dei letti odorano di foglie di granoturco, le pareti sono
spoglie.
Il padre si sente umiliato; Bella capisce il suo disagio e, aprendo un'imposta, esclama:
- Che pace, babbo, e quanto verde!
Inizia per Bella una nuova vita. All'alba va nei campi, dissoda
la terra, semina, raccoglie. A sera è esausta, ma continua ad avere per
il padre un sorriso, una parola gentile, un gesto d'affetto. Dopo
qualche mese la ragazza ha dimenticato la vita lussuosa della città. - È
felice di vivere in campagna; il suo canto si diffonde per la casa,
per i campi e si unisce al cinguettio degli uccelli.
Ma il vecchio mercante non si rassegna, vuole per la figlia una
vita diversa. Di tanto in tanto si allontana e si reca in città. Spera
sempre che qualche nave si salvi e giunga a destinazione con tutto il
suo carico.
Una mattina, prima di partire per uno dei soliti viaggi, si
rivolge a Bella e, desiderando farle cosa gradita, le domanda:
- Avrei tanto piacere di portarti qualcosa in dono, cos'è che desideri?
- Sei tanto buono babbo! Ma io ho tutto qui, non ho bisogno di nulla.
Il padre insiste e allora Bella, per dargli la gioia di recarle
un dono, gli chiede una rosa. L'uomo sella il cavallo, vi sale in
groppa e parte. Ancora una volta arriva in città e si dirige al porto.
Come le altre volte ottiene le stesse notizie: le navi sono arrivate,
il carico è andato perduto. Sfiduciato, si rassegna a ritornare più
povero di quando era partito.
Giunto al bosco, non molto lontano da casa, un forte vento scuote
con furore le cime degli alberi e lo sbalza dalla sella. Il pover'uomo
si smarrisce e non riesce più a ritrovare la via del ritorno. In preda
al terrore si guarda intorno e da lontano vede una luce. Pensa ad una
sua immaginazione, guarda perciò più attentamente: è proprio una luce.
Si avvia in quella direzione, il chiarore aumenta e appare un
castello. Nessuno gli impedisce di entrare; l'uomo sale uno scalone ed
entra attraverso una porta intarsiata. Chiama, ma nessuno risponde.
Arriva fino ad una terrazza digradante verso un giardino. È
bellissimo: piante fiorite, alberelli di ogni tipo circondano prati
verdi e lussureggianti. Al centro un lungo viale, fiancheggiato da
cespugli di rose. Il mercante lo percorre e, rammentando il desiderio
di Bella, ne coglie un ramo. Un rumore assordante lo costringe a
voltarsi indietro e in quello stesso istante un essere mostruoso gli si
para davanti gridando:
- Così mi ringrazi dell'ospitalità che ti ho dato? Il vecchio cade in ginocchio:
- Perdonami, ti prego. Ho colto il ramo di rose per esaudire il desiderio della mia figlia diletta.
Il mostro sembra ammansirsi, ma con la stessa voce tonante aggiunge:
- Ti perdono, ma avrai salva la vita solo se tua
figlia verrà a vivere con me, altrimenti dovrai tornare fra tre mesi e
qui morrai.
Il poveretto certamente non vuole sacrificare la figlia, ma
accetta perché in tal modo potrà restare ancora tre mesi con lei.
Bestia, questo è il nome del mostro, lascia che il mercante riprenda la
strada del ritorno, non appena la tempesta si placa.
Il vecchio arriva a casa stanco e smarrito e Bella rimane
impietrita nel vederlo. Allora egli le porge il ramo di rose e tra le
lacrime le racconta la promessa fatta al mostro. Bella è addolorata, si
avvicina al padre con tenerezza e con voce dolce gli dice:
- Quando tu partirai fra tre mesi, io verrò con te. Non ti permetterò di morire, non andrai solo dal mostro.
Rapidamente il tempo passa... Giunge il giorno della partenza.
Il mercante e sua figlia si dirigono verso il castello.
Silenziosi attraversano il grande bosco, in preda ai più lugubri
pensieri. Dal fondo appare la luce che, avvicinandosi inesorabilmente,
diventa sempre più chiara. Il palazzo è ormai a pochi passi e la
fanciulla lo guarda con angoscia.
Il mercante e la figlia tenendosi per mano entrano nel castello.
Al centro di una grande sala c'è una tavola imbandita per due. Il
pover'uomo singhiozza, ma Bella lo rassicura: troverà il modo di
convincere il mostro a lasciarli andare.
Ad un tratto si ode un forte rumore. Il vecchio ha un brivido,
Bella si guarda intorno atterrita. Bestia appare e con una voce
orribile si rivolge alla fanciulla:
- Sei venuta spontaneamente oppure sei stata costretta da tuo padre?
Bella, sempre più terrorizzata, risponde:
- lo ho voluto venire qui - e poi, cercando di mascherare il più
possibile la sua paura, spiega che è sua la colpa di quanto è successo e
che il castigo perciò spetta a lei. Infine lo prega e lo supplica di
non separarli.
Ma il mostro non si lascia impietosire e, rivolgendosi al
mercante con tono deciso mentre si allontana dalla sala, ordina:
- Partirai domani mattina di buon'ora. La fanciulla resterà qui con me.
Il vecchio è sconvolto, piange disperatamente. Bella cerca di
tranquillizzarlo: è sicura, il mostro avrà pietà di lei. Non sembra poi
tanto cattivo. Il momento del distacco è straziante, ma il padre è
costretto a lasciare il castello.
Rimasta sola, Bella cerca di farsi coraggio. Vaga per le sale e
guarda incantata gli oggetti rari che vi si trovano. Arriva in
giardino, ammira gli alberi maestosi, i fiori colorati e, in
particolare, le rose dal profumo intenso. Riprende a girare per il
castello, ha quasi dimenticato la triste sorte che l'attende quando,
davanti ad una porta, appare una scritta «Appartamento di Bella».
La fanciulla, incuriosita, apre la porta. Che meraviglia!
Sul tavolo in un angolo di una bellissima stanza c'è un cembalo.
Bella lo comincia a suonare. Scorge in fondo uno scaffale con tanti
libri, ne apre uno a caso. Sulla prima pagina legge «Benvenuta, regina.
Ordina ciò che desideri». Il primo pensiero della fanciulla è per il
padre; Bella vorrebbe rivederlo ed ecco che nello specchio posto sulla
parete di fronte all'ingresso appare l'immagine del vecchio mercante,
seduto tristemente accanto al caminetto. Dopo un attimo la scena
scompare. La speranza si fa allora strada nel cuore della fanciulla. Il
mostro è ricco di premure, la circonda di tante cose belle. Non è
cattivo e certamente non le farà del male.
Si reca nella sala per il pranzo: quante buone cose Bestia ha
fatto preparare per lei! E mentre Bella siede a tavola, una musica
melodiosa le tiene compagnia. Anche il pomeriggio trascorre rapidamente.
La giovane continua a girare per il castello e ovunque trova sorprese.
Si convince sempre di più che il mostro ha un animo generoso.
A sera la fanciulla è di nuovo a tavola nella grande sala: Il
solito forte rumore annuncia l'arrivo di Bestia. Bella è agghiacciata
dal terrore, alza lo sguardo e scorge ritto davanti a sé il mostro che
le chiede con voce bassa e cupa:
- Posso farti compagnia mentre ceni?
La ragazza è gentile, gli risponde che la sua presenza non la
disturba e parla a lungo con lui. Alla fine non ha più timori: Bestia è
un essere mostruoso, ma sensibile e buono.
I giorni si susseguono così l'uno dietro l'altro. Bella trascorre
le giornate scoprendo le mille meraviglie del castello, guardando
sbigottita lo spettacolo mirabile del giardino fiorito. Si diverte ad
aprire le pagine dei libri dove trova i messaggi più strani. Attonita
guarda lo specchio, formula un desiderio e subito lo vede realizzato.
La ragazza non si annoia di vivere in quel luogo e le serate sono
tranquille. Alle nove in punto ogni sera appare Bestia e Bella lo
aspetta. Ormai non ha più paura di lui.
Una sera però il mostro le rivolge una domanda inaspettata.
- Vuoi diventare mia moglie?
La giovane è turbata, non vuole addolorarlo, ma deve essere
sincera con lui e con molta timidezza sussurra: - Ho per te un grande
affetto e molta amicizia, ma non posso sposarti.
Bestia ha un momento di abbandono. Emette un lungo lamento e
tutto il castello trema. Poi saluta con tristezza la fanciulla e si
allontana. Bella è dispiaciuta, non vorrebbe recargli dolore e in cuor
suo dice: «Non è possibile, è solo una bestia, non posso diventare sua
moglie».
Trascorrono tre mesi e ancora altre volte il mostro chiede a
Bella se vuole sposarlo. La fanciulla gli risponde sempre con un po' di
imbarazzo:
- Non posso diventare tua moglie, ma avrai sempre la mia amicizia.
Un giorno Bella chiede allo specchio di rivedere il padre e come
sempre il suo desiderio è subito realizzato. Il vecchio genitore è assai
ammalato perciò la fanciulla chiede a Bestia:
- Ti prego, concedimi otto giorni, fa' che io possa andare da mio
padre. Sta molto male e ha bisogno di me. Debbo assolutamente
riabbracciarlo e morirei di dolore se non dovessi vederlo più.
- Andrai da tuo padre - risponde Bestia. - Ma ti scongiuro, non
rimanere a lungo lontana: senza la tua presenza la mia vita si
spegnerebbe in poco tempo.
L'indomani, quando Bella è sulla soglia del castello pronta per
la partenza, il mostro premuroso la saluta e le dona un anello.
- Quando vorrai ritornare, ricordati di porlo sul tuo comodino.
Bella rigira tra le mani l'anello e, come per incanto, si trova a
casa. Chiama ad alta voce il vecchio padre, che accorre in preda a una
grande emozione.
- Figlia mia, sei tornata finalmente!
I due si abbracciano teneramente e restano a lungo stretti l'uno
all'altra. Poi quante cose hanno da dirsi! Bella parla a lungo del
mostro, delle sue continue attenzioni. La casa è invasa dal suo
chiacchierio festoso mentre il padre ascolta commosso.
La fanciulla vuole uscire con lui, andare in giro per la campagna
e ritrovare le cose che da mesi non ha più visto. Si accorge
all'improvviso di non aver portato con sé dei vestiti, ma con grande
sorpresa nella sua cameretta trova un baule pieno di abiti e di
gioielli.
- Bestia... ! caro, - sospira quasi con nostalgia Bella pensi proprio a tutto!
Sceglie la veste più semplice, la indossa e raggiunge di nuovo il
padre. Ha ancora tante cose da raccontargli. I primi giorni
trascorrono in fretta ma, passata l'emozione del primo momento, Bella
comincia ad essere inquieta. È afflitta dal pensiero che Bestia possa
soffrire per la sua lontananza. S'accorge che nella sua vecchia casa si
annoia mentre con Bestia era diverso: il tempo volava via rapidamente.
L'inquietudine aumenta quando, allo scadere degli otto giorni, il
vecchio genitore le chiede di trattenersi ancora. La ragazza non vuole
dispiacere al padre e acconsente. Ma durante il sonno è tormentata da
continui incubi. Infine una notte ha una visione e sogna il mostro in
fin di vita presso il ruscello che scorre nell'angolo più remoto del
giardino. Si sveglia in lacrime, cerca febbrilmente l'anello e lo
ripone al posto convenuto. Poi tra i singhiozzi si addormenta.
Quando si ridesta eccola di nuovo nel castello nella sua bella
camera. In preda a una grande agitazione la giovane corre per il palazzo
chiamando Bestia, ma nessuno risponde. Si dirige allora verso il
ruscello: il mostro è là che giace disteso ai piedi di un albero.
Appena la vede, apre gli occhi, vuole rialzarsi, ma ricade perché è
troppo debole.
Bella si inginocchia accanto a lui. Non prova più alcuna ripugnanza e lo abbraccia singhiozzando:
- No, non morire. Rimarrò sempre vicino a te. Sarò la tua sposa.
A quelle parole tutto il castello si illumina mentre una dolce
melodia si diffonde nell'aria. Nello stesso momento il mostro scompare e
al suo posto vi è un giovane bellissimo che le parla con voce
armoniosa:
- Grazie Bella, mi hai liberato dall'incantesimo. Ero stato
condannato a vagare sotto le spoglie di Bestia finché una fanciulla non
avesse desiderato sposarmi nonostante il mio aspetto ripugnante. Non
avevo più alcuna speranza e poi sei arrivata tu.
Bella ascolta rapita le parole del giovane che dopo l'inattesa rivelazione aggiunge:
- Vuoi essere la mia sposa?
Bella acconsente e felice gli porge la mano. Il giovane la
stringe forte e come per magia i due vengono trasportati in un regno
lontano dove una folla esultante accoglie il giovane che è il suo re. I
sudditi conoscevano il terribile maleficio che lo aveva colpito, ma
non avevano mai perso la speranza di rivederlo.
La notizia si diffonde per i villaggi del regno e tutti accorrono
per assistere alle nozze del loro sovrano con la fanciulla che col suo
amore l'aveva liberato dal triste incantesimo.
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